Le sorti del negozio, della famiglia di Archie, protagonista del romanzo di Paul Auster, si moltiplicano in quattro possibili versioni della sua vita, che lo vedono orfano di padre o in conflitto col genitore, ricco grazie agli sforzi di quest’ultimo ma orfano del suo amore oppure povero ma felice al centro di una famiglia unita. E ancora, nipote prediletto dell’intellettuale zia Mildred oppure amato figliastro del critico musicale Gil, cugino adottivo del brillante Noah Marx oppure amico inseparabile di Artie Federman, giornalista, atleta, scrittore vagabondo o narratore sperimentale vincitore di una borsa di studio a Princeton. La girandola di queste quattro colorate e dettagliatissime possibili esistenze s’intreccia inestricabilmente con Amy Schneiderman, coetanea di Archie e tormento della sua adolescenza: inseparabile fidanzata dall’infuocata passione politica, fidata cugina a cui non confessare i propri amori non convenzionali, amata sorellastra con cui condividere le perplessità, lo sconforto e le vicende che trainano il giovane Archie verso la sua vita adulta sullo sfondo di un’America – quella dal secondo dopoguerra alla fine degli anni ‘60 – che attraverso scandali, crimini e omicidi illustri, sconvolgimenti, fatti di cronaca, rivolte nere e studentesche, conquiste sociali e proteste dal sapore amaro e i risvolti pesanti, sta cambiando e non sarà mai più quella a cui approda il nonno di Ferguson, a cui verrà erroneamente imposto il nome Ichabold a Ellys Island, nei primi anni del ‘900.
Interessante la chiusura del romanzo, come un cerchio che riporta all’inizio di tutto. Da leggere assolutamente.
“4 3 2 1” – Paul Auster, ed. Einaudi, 2017