Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: sto benissimo.
Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido. Ho quasi trent’anni e da nove lavoro nello stesso ufficio. In pausa pranzo faccio le parole crociate. Poi torno a casa e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient’altro. Perché da sola sto bene.
Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata di mia madre. Mi chiama dalla prigione. Dopo averla sentita, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa. Ma non dura molto, perché io non lo permetto.
E se me lo chiedete, infatti, io sto bene. Anzi, benissimo.
O così credevo, fino a oggi.
Inizia così questo sorprendente romanzo d’esordio di Gail Honeyman. Vero e proprio caso editoriale, definito dall’Observer “esordio dell’anno”, con un successo di vendite inprevedibile e che sta facendo molto parlare di sé.
Io ci sono capitata per caso, girando in un supermercato italiano dove su uno scaffale si vendevano anche libri non ho potuto fare a meno – come sempre faccio di fronte ai libri – di fermarmi a curiosare. Questo mi ha attratto, non so perché, forse la copertina, forse quel nome della protagonista che in qualche modo mi richiamava un elefante e che mi è sembrato buffo, o forse semplicemente perché la vita è così, a volte ti presenta qualcosa di inaspettato ma che a posteriori capisci che ti doveva arrivare.
La protagonista di questo romanzo è una donna non più giovanissima, una donna come chiunque di noi. E’ sola, ha un lavoro, un’appartamento, una piantina di cui si prende cura come fosse un essere umano o un animale, e una madre scomoda che la chiama una volta a settimana. Dice di sé di stare bene, anzi benissimo, ma come chiunque mastichi un po’ di psicologia sa, queste affermazioni spesso nascondono proprio il contrario di quanto affermano.
Se pensate però che questo sia un romanzo “psicologico” o anche solo di “crescita personale” come potrebbe sembrare, non fatevi trarre in inganno, perché Gail Honeyman ha saputo inserire dei colpi di scena inaspettati, e soprattutto un finale imprevedibile e molto umano e vero, e che fa della protagonista una nostra amica, unica e soprendente, quell’amica che ci dice sempre tutto quello che pensa e di cui non possiamo fare a meno. Leggetelo, merita.
Eleanor Oliphant sta benissimo, Gail Honeyman, ed. Garzanti, 2017